Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/143

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Baffa. Tacciansi adunque, ch’a questo modo, essendo piú potente la passion dell’odio che quella d’amore e scacciando l’odio l’amore, si come piú gagliardo di lui, e per altri effetti, meglio sarebbe che non ci fosse Amore.

Domenichi. Questo non dirò giá io, ch’a farne fede che sia utile e necessario, fin da principio di questo ragionamento, dal signor Ottaviano l’avete potuto comprendere.

Baffa. È vero. Ma io desidero che piú volgarmente e piú naturalmente me ne ragionate il vero, e rendendomi certa: se sarebbe meglio o peggio se non vi fosse Amore. Perché, quantunque egli sia cagione d’infiniti beni, veggio anco eh’è principio ed origine d’infiniti mali, come mi dá l’animo di farvi vedere. Imperoché, se bene il signor Raverta ha detto alquanto della bontá sua, non però allora gli volsi repugnare, ma tutte le sue ragioni lasciai passare senza contrasto.

Domenichi. Spazioso e largo campo mi date a coltivare, nel quale s’io vorrò porre quelle sementi che si puon mettere e si convengono, moltiplicando come fanno, da me solo non sarò sofficiente a poterne cogliere il frutto. Ed in profondo pelago con picciola barchetta me, male avezzo nocchiero, cercate di mettere; onde poco mi dilungherò dalla riva né ardirò d’entrare cosí di leggiero nel mezzo, come hanno fatto degli altri piú di me pratichi ed assicurati da migliore e piú saldo legno che non è il mio, troppo debile e frale. Si che, se parcamente di cosí ampia materia io ragionerò, m’avrete per iscusato, ché la grandezza sua mi fa temere di smarrirmivi dentro. E però solamente son per dirne quel poco ch’ai parlar nostro sará mistiero e non si potrá tacere, tanto piú che molti altri, via di me piú degni, a pieno n’hanno parlato e scritto quanto parlare e scrivere se ne puote.

Baffa. Cosi non voglio io; anzi desidero che non ne lasciate adietro alcuna parte, cercando di farne capaci del vero.

Domenichi. Giá non volete ch’io faccia piú del poter mio!

Baffa. Non giá.

Domenichi. Or lodato Iddio! Amore, dignissima madonna, non sará mai cagion d’alcun male, se dirittamente sará Amore.