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II - RAGIONAMENTO D’AMORE IÓI

sia perdimento di onore, ciò che importi la vita, sono importuni, fastidiosi, impronti, sfacciati; non hanno avertenza a cosa veruna, non si curan di quello che le genti si dichino; instabili, vanno dietro a quest’e a quell’altra, e, della loro beltá fastosi e superbi, non son cosí facili alla pietá, non cosí pronti agli offici debiti in cosí fatta materia. Ogni cosa, come che di poco importanza, fa loro sospetto; onde, sdegnati, mai non si quietano, sempre sospirano, e, schernendo le cose che loro sarebbero utili, si dánno a credere che altri che lor non sappia di questa materia; onde, non ascoltando né pareri né consigli d’alcuno, tutto quello adoperano che lor viene alla mente. Essi desiderano dall’amata ogni favore, ogni contento, e. fuor di tempo e di luogo, cercan piú tosto di tórre altrui che di dare. E, se per aventura egli aviene che essi aggiunghino alla desiderata vittoria, tosto lo dicano al compagne \ all’amico; tosto ne fanno ricordo, e di tanto ne hanno dolcezza, quanto che essi vanno altrui mostrando l’amata donna, di piú dicendo di quello che è seguito in effetto. Oh misere, oh veramente infelici quelle giovani che s’incontrano in cosí fatti amanti! Di quelle, dico, che hanno cura allo onore, perché io non intendo di favellare delle donne che, se medesime vendendo, fanno copia di loro stesse ora a questo ora a quell’altro. Conciosiaché queste cosí fatte non son degne di tutto l’amor degli uomini valorosi e che essi spendino per loro i passi e le ore, essendo comuni.

Sii. io. Che etá adunque sará quella dell’amante?

Panfilo. Tu, Silio, che hai ventiquattro anni, sei di quell’etá che a me piace. E non debbe l’amante esser di meno: perché lo uomo comincia ad affrenar la vivacitá dell’animo, cresce il giudicio, si conosce qualche cosa del mondo, si sta contento a quella sola che si colloca nel core; basta un sol guardo, una sola parola della amata; non s’importuna, non si gareggia, anzi tacito si sofferisce ogni affanno, e, procedendo con modestia, si gode dell’amata sanza disturbo. Mai non si lascia l’impresa se non per importantissima causa, cioè se la donna fusse disonesta con altri, avendo caro il tuo male; sempre s’os serva, sempre si loda e sempre oltra tutte l’altre cose si celebra;

Trattati d’Amore del Cinquecento.

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