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160 trattati d’amore del cinquecento


Panfilo. Si veramente; e, se non fuori, almen nel marito. Perché facilmente s’applica l’animo a quelle cose che porgano altrui diletto; e la donna dallo uomo accarezzata (non provando altro uomo) come può non amarlo?

Silio. Di sopra diceste che la donna debba esser giudiciosa: che farò dunque, se per natura quasi tutte son semplici?

Panfilo. Bisogna distinguere in che. Perché, se noi ragionaremo della guerra, se della mercatanzia, se degli Stati, allora dirò che le donne in queste cose non son di quell’eccellenza e di quella accortezza che lo uomo. Ma, se si fará menzione delle cose d’amore, conchiuderò che elle tutte generalmente se ne intendano, conciosiacosaché la donna è il vero oggetto, il vero albergo di cotal passione. Né per altro è stimata né per altro aúta cara che per questo effetto; e che sia il vero, mai non si truova che contento alcuno sia interamente perfetto sanza donna. Tutte le nostre fantasie guardano a quel fine. Per tutto si truova la donna: e, quando la sua bellezza è sparita e che il viso, pieno di rughe e sanza il vivo calore, ha perduto la sua candidezza cosi grata a’ riguardanti, non si corteggia piú, non si stima, non si ha piú in considerazione e da tutti è quasi fuggita; il che nasce perché ella è solamente nata per i nostri diletti, i quali esse fuggendo, offendano e lor medesime e la natura, che a ciò le ha prodotte. Caso poi che la tua donna fusse rozza negli amorosi piaceri, tu amante, che le sei dato per suo cultore, debbi con i debiti mezzi indirizzarla a quella bella strada che l’altre calpestano, che hanno in cosí fatte cose giudicio.

Silio. Deh, per grazia, mostratemi per che cagione i giovani acerbi, come diceste, non son al proposito per le donne.

Panfilo. Egli è ragionevole, avendoti detto le qualitá delle fanciulle donzelle. E però egli è da considerare che tutte quelle donne che, avendo poco riguardo alla lor qualitá, si rimettano alla volontá di questi sbarbati, di questi nuovamente venuti al mondo, fanno gran fallo e comettano errore, sotto il quale le piú volte queste tali sogliano essere vituperate e mal condotte. Essi, come coloro che non hanno ancora provato ciò che sia affanno, ciò che