Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/169

Da Wikisource.

gentilesca fattezza, che essi con l’oro conseguiscano il desidèro loro; laonde non rendano il guidardone all’amata, amando. E tu sai che altra cosa non può pagar colui che ama, che esser amato.

Silio. A punto le donne si dilettan dei ricchi.

Panfilo. Le avare, le villane di spirito, le ingorde e le povere di facultá. Ma che diremo noi dei belli ?

Silio. Come? Non volete voi tra gli amanti i belli?

Panfilo. Si; ma tutti coloro che non s’arricciano il capo, che non son femminili, che non hanno volto cosí delicato, che non si lisciano, e che insomma non hanno punto della donna in cosa veruna. Perché altramente la donna fa cattiva e malvagia elezzione, conciosaché ella non è sola in amarlo, laonde piú tosto e con piú facilitá si discuopre da terza persona il suo amore; oltra che questi belli son troppo di lor medesimi alteri. Dopo questi, la donna debbe fuggire i gran maestri, perché essi sempre son col pensiero in cose grandi e importanti, mai non son soli, tutta via gli accompagna un numero sanza fine di famigliati e di amici; e il Boccaccio ci mostrò, con l’essempio di messer Lambertaccio, quai siano i grandi. Appresso si truovano alcuni altri al mondo, che, non avendo per fin loro intrattenimento col quale essi fuggino l’ozio e il rincrescimento della vita, come per disagio si danno a vagheggiar questa e quest’altra. Essi, tutti vestiti di ricami, di tagli, di cortigianie, vanno per la cittá tutto il giorno intero scorrendo: a questa mostrando il core, a quell’altra l’anima, giurando e promettendo cose grandi. Ma poi, insieme a ragionamento adunati con gli amici, scherniscano le semplicette che lor hanno creduto. De’ religiosi non ne favello, perché, oltra che s’offende Dio, s’incorre nel mondo, appresso gli uomini, in vituperoso nome.

Silio. Che vuol dir adunque che elle oggidí si danno a’ frati con tanta divozione?

Panfilo. Quella che il fa non chiamerò giammai donna, ma sfacciata, impudica e degna di gravissimo castigo. Né giamai dirò che elle abbino intelletto (comeché elle dichino che, per tenerlo secreto, non si può trovar meglio che i frati); anzi