Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/170

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sempre le giudicai di vilissima condizione, e piú tosto sciocche che altramente. Chiariscatene fra Rinaldo e frate Alberto da Imola.

Silio. E quelle che si concedano ai famigliari di casa e a cosí fatte persone?

Panfilo. Essendo nobili, son degne di quei personaggi, conformi alla loro ignobilitá, non nobiltá.

Sino. Quella d’Egano, Lidia, la Violante e Gismonda?

Panfilo. Anichino non fu né servo né schiavo, ma gentilluomo e per animo e per nazione; né gli acconsenti se prima ella non fu da lui chiarita del suo stato. Lidia s’innamorò di Pirro, nobile e giovane, acconciatosi con Nicostrato per apprender costumi gentili, non perché gli fusse bisogno di procacciarsi il pane. La Violante scuso io con l’esser ella donzella: le quai di sopra ti ho detto essere e di poco giudicio e di poca esperienza. Gismonda se medesima difende innanzi al padre con le tante ragioni da lei per il suo Guiscardo cosí animosamente allegate.

Silio. Chi dunque volete voi che possa esser amante?

Panfilo. Colui che è di statura mediocre, commodamente agiato de’ beni della fortuna, nobile e d’animo e di sangue, letterato, musico, intendente della scultura, della pittura e dell’architettura (arti nobilissime e belle), prudente, legiadro, animoso, pratico, astuto, grato, amorevole, affabile, piacevole e dolce; uomo non accompagnato da moglie, non prete, ma sciolto e di volontá di esser libero sempre: e insomma debbe esser di quieta e riposata natura, con tutte le qualitá che a perfetto uomo si convengano.

Silio. Certo che voi dite il vero. Ma come debbe esser l’amata e di che condizione?

Panfilo. Se possibil fusse, della medesima eccellenza che è lo uomo; e, non potendo essere, si abbia almanco riguardo che l’amata sia sempre nobile, perché con altra creanza è allevata e nutrita una nobile che una eh’è di bassa condizione; e altro acorgimento, altra maniera osserva quella che questa. Vedesi per pruova le nobili esser generose e intendenti per lo