Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/196

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Tullia. Di grazia, non entrate in coteste scuse pure troppo ordinarie ad un pari vostro, e serbatevi cotesta modestia ad un altro tempo e con persone che non vi conoscano; altramente dirò che vi paia esser stato poco lodato e che aspettiate che vi lodi ancora.

Varchi. Ora si che io vi perdono si cotesto ultimo, e si tutto quello che avete detto di me, tanto lontano da ogni veritá, credo per mostrare la eloquenza vostra; il che era superfluo. Pure io il vi perdono, come ho detto, perché, non potendo

10 né volendo mancare di obbedirvi in tutto quel poco che per me si potrá, voi farete la penitenza del vostro peccato, percioché questi signori, udendomi, vi terranno non solo poco giudiciosa, ma troppo adulatrice.

Tullia. Non vi caglia di cotesto e, lasciandone il pensiero a me, venite alla dichiarazione del dubbio oggimai.

Varchi. Di qual dubbio? Ditemelo prima, ed io poscia, se saprò, tenterò di contentarvi: con patto nondimeno, che debbiate poi raguagliarmi di que’ ragionamenti, ne’ quali dite che eravate entrati poco innanzi che giungessi io, perché vi vidi molto attenti tutti quanti e molto festosi.

Tullia. Sono contentissima; ché, se agli altri mai non soglio negare cosa che lecita sia, meno posso o debbo disdire a voi.

11 dubbio è questo: «Se si può amar con termino». Voi non rispondete?

Varchi . Io vorrei non avervi promesso.

Tullia. Perché?

Varchi. Perché io non intendo i termini del quesito. Pensate come io scioglierò la quistione !

Tullia. Ho bene inteso voi, io. Ma, di grazia, se mi volete punto di bene, lasciate le scuse e le burle da parte, e, se bene io veggo mal lume, non mi vogliate far cieca afatto.

Varchi. Gran cosa di tutte le donne! Ripigliano tutte le cose a lor modo, e vogliono sempre, con ogniuno, da ogni tempo, in ogni luogo e sopra ogni cosa essere esse le vincitrici. Ma, da che chi può cosí cosí vuole, cosí sia. Ché, da poi che è, dee dovere essere, ed io ne sono di lá da contento; oltra che