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bene abbia ad essere biasmato e tenuto vile dagli altri. Ma lasciamo ir costoro, che non fanno a proposito nostro. E ditemi come non è né cosí vero né cosí agevole, come io penso, che non si possa amar con termine, pigliando «termine» ancora in questo altro significato.
Varchi. Noi ci discostiamo troppo dal camino: pure a me basta di contentarvi. Ma ditemi: se io vi domandassi se si può vivere senza mangiare, che rispondereste voi?
Tullia. Odi bella domanda! Che credete voi ch’io rispondessi? Direi di no; se giá tutti gli uomini e tutte le donne non fossero fatte come quello scoziese a Roma, al tempo di papa Clemente, o come quella fanciulla, che vive ancor oggi nella Magna, senza mangiare; accioché non pensiate di cogliermi al boccone.
Varchi. Non dubitate di me. Io favello in sul sodo, e non solamente non mi piacciono le sofístarie, ma le odio mortalissimamente; e voi avete risposto benissimo. Ma, se uno per mostrarvi cotesta opinione non esser vera, vi facesse una istanza, o obiezione, che chiamar ce la vogliamo, e dicesse: — I morti non mangiano; — che gli rispondereste voi?
Tullia. Io lo lascio giudicare a voi.
Varchi. Pur dite su.
Tullia. Voi volete il giambo.
Varchi. Il giambo volete voi. Io vi ho giá detto piu volte ch’io dico da buon senno. Si che rispondetemi, o noi entriamo in altro; ché ho piú voglia e maggior bisogno d’imparare e udir favellar questi altri che di favellare io.
Tullia. Io non so dove vogliate riuscire, a domandarmi perché i morti non mangiano; perché ogniuno sa che non possono, e non hanno piú bisogno di mangiare, e, brievemente, perché sono morti e non vivi.
Varchi. Ecco, da voi medesima avete detto, da voi, quello che non credevate a me. E cosí né piú né meno avete a rispondere voi : che, come i vivi non possono vivere senza mangiare, cosí gli innamorati non possono amar con termine. E a chi vi allegasse incontra gli esempi antichi e moderni, dicendo: — I tali