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Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/24

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18 trattati d'amore del cinquecento


ameranno piú la vera, la quale tosto che vedranno, se sará simile a quella formata a sua similitudine, molto loderanno quel ritratto, ma piú il vero. Se anco troveranno quella imagine non esser conforme alla sua idea, ma che la viva sia piú difforme, poco uno e meno l’altro cureranno.

Domenichi. E chi è che piú non ami la luce che l’ombra sua?

Baffa. E che volete dir per questo?

Raverta. Voglio inferire che, se l’occhio visibile figurerá un bel corpo, passando con quello dell’intelletto alla sua idea, che è l’anima, non la ritrovando o conforme o piú bella del corpo, che poco la deve prezzare, per essere quella, che dovria trovarsi perfettissima, piú imperfetta dell’imperfetto.

Baffa. Vorrei sapere a qual modo volete che si faccia per avere la vera cognizione?

Raverta. Giá ve l’ho detto e tuttavia ve lo dimostro; ma io temo non vi sia forse in piacere farmi ragionare piú d’una volta d’una cosa. Prima per gli occhi corporei e visibili, poi per l’orecchie, che sono piú vicine all’intelletto, e poi per la mente, la quale in sé contiene la contemplazion dell’anima con la memoria, si forma un’armonia e una concordanza, per la quale si conosce che cosí dentro è perfetta come di fuori s’è rappresentata. Ed in tale considerazione perfettamente si fermano gli occhi, le orecchie e la mente.

Baffa. A quel ch’io veggio, nel principio di tal contemplazione s’incomincia anco accendersi d’amore. Perché di ragione incominciando investigare e conoscer questa tal bellezza e cibando gli occhi di simile prospettiva, le orecchie d’una perfetta armonia e la mente del piú intrinseco, tutti insieme congiunti debbono essere le prime guide in amore.

Raverta. Rettamente avete giudicato. Né solamente ora s’incomincia di amare, ma si ama. Perché, conoscendo ogniuno una cosa buona e bella, l’ama. E però, poich’io veggio che assai avete a grado godere di tale cognizione d’amore, d’intorno a questo vi dirò alcuna cosa, della quale, non passando oltra il vedere, l’udire e il considerare, si fruisce di perfetta specie di dilettazione, perché lo amore nasce dalle cose che sono amabili. Ed