Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/246

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piú gli amati che si lasciano morire per gli amanti, che gli amanti quando vanno alla morte per gli amati.

Benucci. A questo modo pare che gli amanti siano piú nobili e piú degni che gli amati.

Varchi. Giá avemo detto che Platone lo concede; ma Filone, e con gran ragione, per quanto a me paia, tiene la opinion contraria. E gli dii, come dichiara egli stesso, rimunerano piú l’amato che l’amante: percioché ordinario è allo amante fare e patir per lo amato, parendo che cosí porti e richiegga il suo debito; ma, quando l’amato fa per lo amante, facendolo per propria cortesia e bontá di natura, merita dagli uomini maggior lode e da’ dèi maggior premio. Non che chi è amato non sia tenuto riamare. Ma di questo non è tempo ora.

Benucci. Piacemi che avete dette le medesime ragioni che allegava io; ma dello essempio che avete detto del braccio, che non cura di porre a pericolo sé per salvare il capo, mi nasce un dubbio contra quello che voi diceste dianzi: che ogni cosa ama principalmente sé e fa tutto quello che fa in utile, piacere e beneficio suo.

Varchi. Anzi questo essempio ve lo mostra chiaramente. Percioché, se bene gli agenti naturali operano naturalmente, cioè fanno senza saper che e non conoscono quello che fanno (come il fuoco, che sempre arde quando ha che, e l’acqua immolla, né perciò conoscono quello di ardere e questa di immollare), tuttavia sono indrizzati e regolati nelle operazioni loro da Dio, non altramente che i bolzoni vanno alla mira guidati dal ballestriero, e perciò non errano mai, e perciò conseguiscono il loro fine. Onde il braccio, non per altra cagione si pone in mezzo tra il colpo e la testa, se non per salvare il tutto; ché ben sa che, mancando il tutto, mancherebbe anche egli di necessitá. E per questa medesima cagione l’acqua, contra la propria natura sua, saglie, ed il fuoco scende; non perché non si dia vacuo semplicemente, ma percioché, dandosi vacuo, verrebbe a corrompersi l’ordine dell’universo e conseguentemente a mancare il mondo, e, mancato il mondo, non sarebbe piú né acqua né fuoco. E cosí viene ad essere verissimo che