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Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/257

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LA PRIMA PARTE

Maddalena e Coppina.

Maddalena. Voi ne sapete ch’egli è un miracolo?

Coppina. Non te ne maravigliare, figliuola, ché in otto anni ch’io stetti in R. a’ servigi della signora D. P. io diedi cosí opera alle lettere, come ai ricami ed altri essercizi feminili; nelle quali, per la facilitá del mio ingegno e per la destrezza di chi mi mostrava, i’ feci profitto tale, che forse molti uomini, in piú lungo tempo, cosí buono, leggendo, non lo fanno.

Maddalena. Io son semplice in queste cose, per sapere appena leggere e scrivere; tuttavolta, udendovi cosí ragionare, faccio giudicio che siate dottissima.

Coppina. Ben lo sa tua madre, la quale, invaghita delle mie virtú, una volta che la venne, non volle mai partire se quella signora di me non le compiacque, benché con le lagrime lo facesse; e cosí ella qui mi condusse, dove son sempre dimorata a’ suoi servigi.

Maddalena. Onorato desio della signora madre e cortesia di quella signora! Mi narrate, e non men mi fate creder che virtuosa foste.

Coppina. Non ti narro bugie; e, se qui fosse tua madre, so certo che non mi lascerebbe mentire.

Maddalena. Tanto ci dura a tornare la signora madre? Mi avesse almeno ella menata seco !

Coppina. A me incresce ancora tanto suo tardare. Ben fu tempo che, come ora noia, allora diletto averei avuto della dimora sua, se pur in casa mi avesse lasciata.

Maddalena. E quando?