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Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/293

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LA SECONDA PARTE

Coppina e Maddalena

Coppina. Tu non potevi fare il piú bello atto, come dare il torto a quel forestiero: tu salvasti a un tratto la capra e ’1 cavolo!

Maddalena. Lucrezia non la guarda cosí pel sottile, ché si fece conoscere da quanti ve n’erano chi era il suo innamorato: non so se ve n’accorgeste.

Coppina. Che ne credi?

Maddalena. Si lasciò cadere il velo senza grazia dopo le spalle; poi, nel voltarsi, parve che se lo volesse sorbire con gli occhi.

Coppina. Sta male. Non fece ella il medesimo giungendo alla sua porta? Ella mostrò di voler ragionare con la fante fuor di proposito, avedendosi ognuno che per altro non s’era fermata se non per guardarlo.

Maddalena. Non vi posi mente.

Coppina. Tu mi se’ sempre piaciuta in questo, che hai cercato fargli tutti i favori possibili, ma con tanta grazia, che alcuno non se ne avide giamai.

Maddalena. Vi soviene in campagna, quando, per vederlo, mi volsi a dare l’acqua santa alla signora, avendolo incontrato ch’egli usciva di chiesa?

Coppina. Ed egli, senza guastarsene punto, si fermò e, con quella astuzia di far limosina a quei poveretti, s’indugiò tanto, che noi uscimmo fuori.

Maddalena. Allora...

Coppina. Anche Lucrezia avria saputo cosí ben fare! Cosi va, figlia, a chi non ha ingegno o maestro.