Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/82

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76 ii - angoscia doglia e pena

infinitissime volte, e non trovando che la donna mia respondesse al mio concetto fatto di lei, ero sforzato da me medesimo altrimenti diffinirla, che io aveva fatto infino al presente, senza che io fosse ammonito da detti Nifo e Socrate. Sì che, vedendo io che non vi è cosa al mondo in cui l’uomo si fonda maggiormente che in donna, non sapendo fosse cosa buona o ria, dico che saviamente Nifo dimanda che cosa è donna, per non errare come fanno molti, ma volesse dire, iudico: — O Socrate, donna forsi è animale simile alla umile pecorella? — Ma egli respondesse: — No è — Dunque, che cosa è donna? dimando: forse è cibo della vita umana? — No è — rispondeva. — Perciò, che cosa è donna? — chiedea. — Forse è fontana di acqua viva? — No è, per certo. — Imperò, che cosa è donna? Forse gli è fidele amico? — Te inganni grandemente — giudico che rispondesse. Pertanto, perseverando, dimandava che cosa era la donna. — Forse è — diceva — via di salute? — Credo rispondesse: — Anzi è viaggio di perdizione. — Che cosa è donna? Forse è liquor di melle? — Anzi il suo gusto è di sapore d’assenzio. — Dimmi: che cosa è donna? Forse è qualche cosa sacra? — Non è. — Finalmente mi pareva dicesse Nifo: — Che me dirai essere donna? Forse qualche ospitale de’ poveri e peregrini? — Allora il savio vecchio rispose: — Tu me dimandi che cosa è donna? Dico che gli è un fumo amaro e scuro, come era quello della regina di assiri, la quale anteponeva la virtú virile, mentre che il suo marito visse; ma, doppo la sua morte, provocando a l’atto carnale i piú belli delli suoi soldati, mostròe quanto era amaro il suo fumo, perciochè doppo il fatto gli occideva. — Oh, che mala cosa oddo essere donna! E, di ciò considerando la cagione e che sembianza ha la donna col fumo, di sorte trovo il fumo essere un vapore nero e puzzolente, che esce dal fuoco ardente, di cui è tal natura che attrista l’uomo grandamente, ed ammorba ciascun che circonda piú d’ogni altro fetore, induce a lagrimare senza volontá, e pare che caccia il fiato a chi sta in mezzo il fumo, fa sentire nelle fauci un gusto amaro, per forza l’uomo ciccando, tenze ciascuna parte, dove passa, d’un color nero, anzi piú fusco di mezzanotte, quando