Pagina:Trattati di poetica e retorica del Cinquecento, Vol. II, 1970 – BEIC 1951962.djvu/482

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480 s. ammirato

De. Non terrò a voi il mio pensiero celato. Io mi sento veramen║te [3] da natura le affezione molto tirate agli studi poetici e molte volte son quelle che ho posto mano a far versi, ora cantando le lodi degli eroi et ora d’alcuna amorosa passione parlando; ma quante volte, oltre la comune opinione che par che tenga in poco pregio i poeti, intendo che infino Platone, giudicato da tutti per uomo divino, li cacci dalla sua republica, io muto parere; anzi di voi molto e di Proteo soglio maravigliarmi, i quali nonostante la sentenza del vostro maestro, proseguite tuttavia di spiegare in versi i vostri concetti. Conciò sia che o voi dobbiate stimar che in ciò Platone s’inganni, o dicendo pur il vero, vi dovreste rimanere da così fatte favole e ciance di poesia.

Ti. Non biasima i poeti Platone, anzi da lui son sommamente lodati, chiamandoli nel Liside padri e duci della sapienza, nel Convito della pru║denza [4] e d’ogni altra virtù progenitori, nell’Ione interpreti degli dii, et altrove di essi dii figliuoli e profeti liberamente ardisce d’intitolarli1.

De. Tutto ciò è vero; nondimeno dove de’ poeti spezialmente ragiona, egli senza alcun dubbio li dà bando dalla republica, il che, se l’autorità di tal uomo non è da dispregiare, approva di più Marsilio Ficino dicendo in ogni altro luogo ove Platone ha dei poeti parlato2, in quanto al comune giudizio averne parlato.

Ti. A me dispiace favellar contra gli amici; nondimeno, poichè alla verità debbe ceder ogni uomo, io non so donde Marsilio si cavi questa determinazione, poichè in ciascuno degli allegati luoghi ove de’ poeti si ragiona, favella la persona di Socrate, il quale suole esprimere le vere opinioni di esso Platone. E leggesi, oltre quel che s’è detto, Omero, il quale fu sommo poeta, esser da lui nel Teeteto duce de’ sapien║ti [5] chiamato; chiamalo nell’Ione Socrate l’ottimo et il divinissimo di tutti i poeti, et in altri infiniti luoghi si veggono i suoi versi come parole dell’oracolo da Platone addotti, e da lui è Esiodo, sì come poeta, avuto in gran conto. In grande estimazione è Pindaro, così Focilide, così Museo et Orfeo, con infiniti altri che per quelli divini dialoghi si veggono sparsi.

De. Non vi meravigliate, Tiresia, se io vi parrò oggi da peripatetico platonico, perciò che ho poi questa cagione voluto ve-

  1. Al margine: ii. Dia. della rep.
  2. Marg: nel x della rep.