Pagina:Trattati di poetica e retorica del Cinquecento, Vol. II, 1970 – BEIC 1951962.djvu/483

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il dedalione o ver del poeta 481

dere quel che ne scrive questo divino filosofo. Dico, adunque, che se ben Socrate ne’ luoghi da voi riferiti commenda i poeti, ciò può esser fatto per la sua solita ironia, come fa dove parla di Euripide il qual disse i tiranni esser savi per l’usanza de’ savi, proseguendo: «Non senza causa, dunque, si può dir la tragedia esser sapiente artifizio, poiché Euripide lasciò uscirsi di bocca così nobil sentenza». Et uscendo del║l’ironia [6], dice appresso chiaramente: «E perciò ne perdoneranno, mi persuado, i poeti tragici, sì come savi, se dalla nostra republica gli abbiamo cacciati, poiché tanto commendano la tirannide»1. E se per ciò non è fatto, per alcuna altra cagione sarà stato fatto, perché non è punto cosa verisimile che così senza niuna proporzione si contradica; il che arà mosso Marsilio Ficino a dire che in altri luoghi egli non abbia parlato secondo la sua opinione. Nè a voi, Tiresia, bastarà addurmi i luoghi ove i poeti son celebrati, se quelli ove son ributtati e cacciati non mostrarete prima come s’intendano. Mirate pur bene che non è picciola cosa ora questa che noi trattiamo, perciò che o vi è necessario rifiutar la poetica o biasimar Platone.

Ti. Sentir contro la poesia è sacrilegio, giudicar male di Platone è eresia; onde noi,║ [7] per non esser nè eretici nè sacrilegi, mostraremo come possano amendue queste cose star insieme, senza rifiutar più l’una che l’altra; nè Marsilio Ficino se n’andrà senza difesa. Cavasi dunque da quell’istessi luoghi ove i poeti son dannati, come i poeti si debban ricevere et onorare, e specialmente da quello ove la favola di Celio si biasima, perciò che avendo detto Platone Esiodo aver mal fatto in riferir quelle cose di Saturno e di suo figliuolo, sopragiunge2: «Le quali cose se pur fosser vere, nondimeno non sarei mai d’openione che così manifestamente si dovessero ad uomini privi di mente et a giovanetti palesare, anzi più tosto occultare. E se pur così la necessità richiedesse di favellare, esprimer si debbon sotto misteri da udirsi da pochi quasi occupati nel sacrificio non d’un porco, ma d’una rara e preziosa vittima, ac║ciò [8] che a pochissimi sia conceduto di penetrarli». Di modo che egli non biasma i poeti in quanto a sè, ma in quanto alle persone rozze et a’ fanciulli; nelle quali parole se tu intentamente porrai riguardo, Dedalione, vedrai una gran si-

  1. Marg: nel viii della Republica = 568A-B.
  2. Marg: nel ii della Republica = 378A.