Pagina:Trattati di poetica e retorica del Cinquecento, Vol. II, 1970 – BEIC 1951962.djvu/489

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il dedalione o ver del poeta 487

[20] fatta natura sia quel furore di cui voi avete detto, io mi terrò per innanzi più caro et in maggior conto che non facevo prima, potendo confidare di esser in me almeno alcuna scintilla di divinità. Ma nonostante tutto ciò, dispiacemi ancora che nel Gorgia Platone il tragico all’adulatore assomigli e dica niuna altra cosa esser il poema, toltone il numero et il concento, che un parlar del volgo1.

Ti. Et a questi et altri simili luoghi non molto malagevole è rispondere, non negando esser vero che quei poeti agli adulatori s’assomiglino che il diletto hanno per fine, i quali, se formar potessimo un nome a guisa che si fa di que’ cattivi filosofi che dalla vera filosofia torcendo, han meritato chiamarsi sofisti o vero filosofastri, con pari terminazione poetisti e poetastri chiameremmo. Ma questi grammatici si sdegnerebbono con esso noi che così poco vergognosamente fingessimo i nomi. Ma comunque si sia, ricordiamoci di quel che disse il poeta2:

Son rari i cigni et i poeti rari,
Poeti che non sien del nome indegni.

Di maniera che ove i poeti biasima Platone, i cattivi poeti ║ [21] vitupera, e quando dalla republica li discaccia, non per lor colpa, come si è detto, ma per l’incapacità di coloro che sono per ascoltarli rimuove. E così accorderai questi con quei luoghi ove egli con grandi e magnifiche lodi l’innalza.

De. Sodisfatto rimango, Tiresia, in quanto mi avete mostrato come queste contradizioni di Platone s’accordino e come veramente i poeti biasmar non si debbano, anzi lodar sommamente, il che è giovato per la grande autorità di quell’uomo.

Ma lasciati star da canto questi risguardi, vorrei ora che voi mi mostraste che bontà sia questa per la quale tanto questi poeti son commendati. Perciò che il medico io veggo che sana il corpo umano, ma d’un onesto piacer in fuori, per non dir cattivo, io non veggo già a quel che possa valer il poeta, perciò che essendo tutte le cose che noi prendiamo a fare o necessarie o utili o dilettevoli, par che il poeta s’abbia eletto la parte più ignobile che è

  1. Gorgia 502 B-C.
  2. Orlando furioso XXXV, 23.