Pagina:Trattato de' governi.djvu/106

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ancora un legislatore considerar qualmente tai cose si possin fare, e non comandare a un medesimo, che suoni il flauto, e che eserciti l’arte del cuojajo. Laonde dove la città non è piccola, è più civile ordine far che li magistrati si distribuischino in più. E ha tale ordine più del popolare, perchè egli è più comune, siccome io ho detto; e perchè ciascuna cosa in tal modo è amministrata meglio e con maggior prestezza. E questo si prova esser vero negli esercizî della guerra, e del mare, perchè in amendue li detti passa, per via di dire, in ciascheduno scambievolmente, ora il comandare, e or l’ubbidire.

Ma, avendo infatto l’ordine cartaginese dello stato de’ pochi, egli sfugge comodamente di non esser tale con arricchire continuamente una parte dei cittadini popolari mandandogli fuori per le terre, e con questo rimedio vi medica il male, e mantienvi quella republica. E un tale successo vien dalla fortuna. Ma e’ si debbe far quieti li cittadini per via del legislatore, perchè se a quella republica venisse qualche infortunio, e che il popolo si ribellasse dai grandi, quivi non è medicina alcuna da quietarlo, che sia ordinata per legge.

E della republica spartana, e candiotta, e cartaginese, le quali meritamente sono approvate, stanno gli ordini come s’è detto.


Infra quegli, che hanno trattato della republica, alcuni n’è, che mai non si sono travagliati punto di civili azioni, ma sempre sono stati in vita privata da tai ministerî, da’ quali se cosa alcuna è stata detta degna di memoria, ho io raccontatone la più parte. D’altri legislatori s’ha