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in uno stato di pochi, per farlo più o meno tale; e così in uno popolare. E il medesimo si combatte negli altri, cioè, o per restrignerli, o per allentargli. Combattesi ancora per rimuovere un membro del governo, com’è per constituire, o per tor via qualche magistrato; come affermano certi, che in Sparta tentò Lisandro di levare di quella republica il regno, e Pausania re di levare gli efori.
E in Epidamno vi si mutò lo stato in una sola parte, perchè in luogo de’ preposti alle tribù, e’ vi ferono il senato. E in Atene in quel magistrato, che è da loro chiamato Eliea, è necessario che entrino ancora gli altri magistrati di quella republica, quando qualche magistrato ha da essere eletto. Ancora è da stato di pochi potenti quel magistrato, che d’uno solo principe è composto in quella republica. Nascono adunche le contese di tutte le cose per l’inegualità, e contuttociò negli inuguali è la proporzione; imperocchè la dignità regia perpetua è disuguale, quando ella è infra i pari. Nè la importanza delle contese è altro, che il cercamento del pari.
E questo pari è in due modi, cioè, o per numero, o per dignità. Io metto per pari numerale quello che sia pari a un modo nella moltitudine, e nella grandezza. Pari per dignità chiamo quello, che è pari con ragione. Nella parità numerale è come dire tre e due; dove il tre avanza due, quanto il due avanza uno. E nella parità proporzionale metto, come è dire, quattro e due dove parimente quattro avanza due, che due avanza uno; perchè due è la parte uguale di quattro, e uno di due, essendo l’una, e l’altra la metà. E così volendo costoro, che ’l giusto, che è per via di dignità, sia il vero giusto, contendono insieme, siccome io ho detto innanzi; questi, dico, perchè, essendo in qualcosa pari, e’ si stimano d’essere pari assolutamente, e