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Pagina:Trattato de' governi.djvu/331

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se e’ non saranno avvezzi a vivere popolarmente, e posto che elle sieno da stati stretti, se e’ non saranno avvezzi a vivere a uso di tali stati; che se egli è vero che la incontinenza si ritrovi in uno solo, ella però si ritrova ancora in una città.

E l’essere instrutto a uno stato non è il fare quelle cose, onde si pigliano piacere i pochi potenti o quai che vogliono i popolari, ma quelle onde tali si possino conservare, cioè questi nello stato stretto e quegli nel largo. Ma oggidì negli stati de’ pochi potenti i figliuoli de’ governatori di tale stato vivono in molte delizie, e i figliuoli de’ cittadini poveri s’esercitano nei giuochi e duran fatica, onde e’ vogliono maggiormente mutare gli stati e possono farlo con più agevolezza.

Negli stati popolari ancora, in quei, dico, che più appariscono tali, vi s’usa il contrario di quello che sarebbe loro utile, e di ciò è cagione la difinizione male fattavi della libertà. Chè due sono li termini principali onde tale stato si difinisce, con la libertà, dico, e con l’esservi padrone la più parte de’ cittadini. Ma il giusto pare che sia pari. E pari è che quello che pare ai più prevaglia, e che libero e pari sia che ogni uomo possa fare ciò che e’ voglia. Onde in simili stati ciascuno può fare ciò ch’e’ vuole e conseguire ciò ch’e’ desidera, siccome dice Euripide. Ma ciò è falso, perchè e’ non si debbe stimare servitù il vivere secondo che richiede un modo di governo, ma debbesi stimare salute. Per quai cagioni adunche naschino le mutazioni e le rovine degli stati, e per quali e’ si conservino e vivino assai, le dette sieno generalmente parlandoabbastanza.