Pagina:Trattato de' governi.djvu/5

Da Wikisource.
vi avvertenza

nelle scuote protestanti; e se si compisse per luoghi e per tempi fino ai nostri dì, avremmo la storia delle vicissitudini della scienza. Quando egli cade nella metafisica risorge nella poetica; quando cade nella poetica, risorge nella storia naturale, ora il risolleva Voltaire, ora il risolleva Cuvier. È eterno. È come il sole che illumina ora un emisfero, ora l’altro, ma splende sempre.

La piccola Grecia fu per sè teatro di tutte le forme di tirannide e di democrazia e d’ogni gradazione di vita politica. Ma Aristotile non si contentò di questa esperienza: vagò con gli studj per le colonie greche, o dovunque vide un’organizzazione civile, e scrisse la storia di 158, e secondo alcuni di 250 o 255 costituzioni. Si pose poi a teorizzare tanta esperienza nei libri della politica, che per questo modo riuscì vera ed esatta come la sua storia degli animali. Il tempo, non che cancellare, pare che ricalchi il bulino nelle sue incisioni, e che le renda sempre più vive e spiccate. La Politica, e gli altri suoi libri, se ne levi quelli di fisica, tuttavia importanti per la storia scientifica, sono i più essenziali all’umanità, e secondo il Saint-Hilaire, tra l’opere dei filosofi, son quelli che salvati, in un cataclismo letterario, rifarebbero l’incivilimento.

«Aristotile, dice il Saint-Hilaire, era figlio del medico di Aminta II, re di Macedonia. Egli era stato allevato dalla sua più tenera infanzia alla corte di quel re; e fin d’allora eran cominciate quelle relazioni che lo fecero prima com-