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libro primo — cap. vii. 37

che governano nelle republiche, non attendono ad altro che a questi modi di fare entrate nella città.


CAPITOLO VIII.

delle parti che compongono la casa famigliare.


Ma perchè tre cose si ritrovano nel governo di casa, il principato signorile, di che si è parlato innanzi, il paterno, e quello che è infra il marito e la moglie. Perchè egli è vero, che si comanda alla moglie e ai figliuoli, che ambedue son liberi: ma non già in un medesimo modo di comandamento. Anzi alla moglie si comanda civilmente, e ai figliuoli con l’imperio regale; conciossiachè il maschio da natura sia fatto sopra la femmina (se già in qualche luogo non interviene altrimenti fuori dell’ordine naturale). E il più antico, e il più perfetto debbe per natura comandare al più giovane, e al più imperfetto. — Dico però, che nei principati civili nella più parte di essi si tramuta scambievolmente chi comanda e chi ubbidisce; perchè tali vogliono essere in tai principati uguali per natura, e in nulla differenti. Contuttociò ancora in questi governi, quando uno è principe e quando uno ubbidisce, vi si ricerca differenza negli abiti, nel parlare, e nelle onoranze: siccome fu l’apologo d’Amasi re circa il bacino da lavarsi i piedi. Ma il maschio in verso la femmina ha sempre un medesimo modo d’imperio; e l’imperio, che si ha verso i figliuoli è il regio: imperocchè il generante è principe, ed è per via di benevolenza e per via d’età. Le quai condizioni fanno la specie dell’imperio regale; onde Omero bene disse di Giove chiamando il re universale,


Degli uomini gran padre, e degli Dei.