Pagina:Trattato della neve e del bere fresco.djvu/28

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22 TRATTATO

[versione diplomatica]

Per le coſe adunque predette, ſi conoſce chiaramente, quanto appreſſo gl’antichi, fu celebrata, & vſata la neue, coſi per conſeruazione della loro ſalute, come per cura delle infirmità, eſſendo queſto il migliore, et più ſicuro modo di rinfreſcare, il più netto, diletteuole, & delicato. Percioche quel freddo, che ſi tira dalla neue, è ſalutifero, ſenza che il rinfreſcato riceua alterazione alcuna di nocumento. Vero è che non conuiene vſar continuamente la neue beuuta nell’acqua, ò nel vino, ò l’acqua, ò ’l vino paſſato per eſſa: percioche coſi beuuta genera molti mali, i quali, ſe ſubito non ſi ſentono, alla vecchiezza ſi ſcuoprono: & però ne parla Galeno nel libro doue tratta del male de Rognoni, & in quello de buoni, & cattivi cibi. Ma perche Auicenna eſplicò più partitamente i mali, che ſe ne generano, io ſcriverrò qui tutto quello, ch’egli ne dice, nella terza del primo nel Cap. ottauo. Coloro, dice, che del continouo beranno la neve, o l’acqua di eſſa, riceueranno molti danni. percioche ſi fatto vſo offende i nerui, aggraua lo ſtomaco, & tutti gl’altri membri interiori, & ſpezialmente aggrava l’anhelito. & in ſomma neſſuno la berà che non ſi ſenta notabil danno, ſe non preſente futuro: eccetto che l’huomo non ſia ſanguigno.

Hora per le coſe dette pare, che l’vſo della neue ſia totalmente cattiuo, fuor che douendo ſervire per medicina, Et però io concludo, che la neue, non ſi debbe bere, ma rinfreſcare ſolamente con eſſa ogni ſorte di beuanda: eſſendo che nell’vſo di rinfreſcare con eſſa gli Antichi, non han poſto nè danno, ne dubio alcuno. Nè noi per eſperienzia vediamo, che nè ſegua altro, che i giouamenti predetti: godendo come dice Plinio, del diletto, & piacere della freſchezza, ſenza che le qualità della neue n’offendano. Il che conferma anchor Martiale dicendo. Non ſi bea la neve, mà quello vi ſi rinfreſca, nel modo, che la ſete ingegnoſa ne hà imparato.


[versione critica]

Per le cose adunque predette, si conosce chiaramente, quanto appresso gl’antichi, fu celebrata, et usata la neve, cosi per conservazione della loro salute, come per cura delle infirmità, essendo questo il migliore, et più sicuro modo di rinfrescare, il più netto, dilettevole, et delicato. Percioche quel freddo, che si tira dalla neve, è salutifero, senza che il rinfrescato riceva alterazione alcuna di nocumento. Vero è che non conviene usar continuamente la neve bevuta nell’acqua, ò nel vino, ò l’acqua, ò ’l vino passato per essa: percioche cosi bevuta genera molti mali, i quali, se subito non si sentono, alla vecchiezza si scuoprono: et però ne parla Galeno nel libro dove tratta del male de Rognoni, et in quello de buoni, et cattivi cibi. Ma perchè Avicenna esplicò più partitamente i mali, che se ne generano, io scriverrò qui tutto quello, ch’egli ne dice, nella terza del primo nel Cap. ottavo. Coloro, dice, che del continovo beranno la neve, o l’acqua di essa, riceveranno molti danni. percioche si fatto uso offende i nervi, aggrava lo stomaco, et tutti gl’altri membri interiori, et spezialmente aggrava l’anhelito. Et in somma nessuno la berà che non si senta notabil danno, se non presente futuro: eccetto che l’huomo non sia sanguigno.

Hora per le cose dette pare, che l’uso della neve sia totalmente cattivo, fuor che dovendo servire per medicina, Et però io concludo, che la neve, non si debbe bere, ma rinfrescare solamente con essa ogni sorte di bevanda: essendo che nell’uso di rinfrescare con essa gli Antichi, non han posto nè danno, ne dubio alcuno. Nè noi per esperienzia vediamo, che nè segua altro, che i giovamenti predetti: godendo come dice Plinio, del diletto, et piacere della freschezza, senza che le qualità della neve n’offendano. Il che conferma anchor Martiale dicendo. Non si bea la neve, mà quello vi si rinfresca, nel modo, che la sete ingegnosa ne hà imparato.