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Le tombe etrusche e le loro forme. 129

torno alla base e nell’interno del tumulo si trovarono bronzi, rappresentanti animali fantastici, sfingi, grifoni, chimere, forse ivi deposte in atto di vigilanza, di custodia del sepolcro.

Tombe scavate nel vivo masso abbondano presso Toscanella e a Cere, dov’è l’ipogeo detto della Volta piana, dalla foggia del soppalco orizzontale a cassettoni, simulante un soffitto con travature di legno; e dov’è pure la bella tomba Delle sedie, con un vestibolo e due camere laterali; il vestibolo conduce ad una gran camera principale, che per tre porte mette ad altre tre minori; intorno girano letti di pietra, e negli intervalli fra le porte sono scarpellate nel masso due sedie, da cui l’ipogeo prende nome. Fra le grandi camere sepolcrali con sostegno di pilastri nello stesso masso e con soppalco a travature, notevole è la Grotta dei Tarquinî, presso Cere, dove è inscritto il nome dei Tarquinii stessi: Tarchinas (ved. Atl. cit., tav. XXI).

Tombe scavate nel masso con facciate simulanti prospetti di edifizî sono specialmente a Castel d’Asso (fra Viterbo e Corneto), dove vedonsi porte ornate con modanature ad orecchioni, di carattere egizio; tali porte sono però solo apparenti, come allegoria della chiusa, impenetrabile porta della morte, che separa per sempre l’uomo dalla vita terrena. Facciate di templi vedonsi a Norchia, a Sovana, a Bomarzo. Molteplicità e varietà grandissima di tombe, dalla semplice fossa alle grandi camere dipinte, sono a Corneto-Tarquinia, i cui sepolcri sono stati i primi ad essere conosciuti, illustrati ed anche depredati (ved. Atl. cit., tav. XX, e specialmente tav. XX-XXIX ov’è disegnata la cosidetta Grotta campana). Tombe formate di grandi massi, con volte fatte non ad arco, ma con la sporgenza delle pietre (come i θόλοι) sono ad Orvieto.