Pagina:Trattato di archeologia (Gentile).djvu/337

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Architettura. 275

cella per se e terminava in due grandi absidi o nicchie circolari, coperte di semicupole ornate di cassettoni romboidali. Le due nicchie si opponevano toccandosi coll’estradosso, ed era posto in una il simulacro di Venere, nell’altra quello di Roma. Le due celle, coperte da volta a botte, avevano ciascuna un pronao a forma di tempio in antis, con quattro colonne fra i due pilastri estremi. Il tempio riccamente ornato di colonne, di lacunari, di fregi, di bassirilievi, di statue, ergevasi sopra un ampio terrazzo chiuso da un grande porticato. Oggi ne avanzano alcune maestose ruine, fra il Colosseo e Santa Francesca; e ancora sono visibili i resti delle due absidi con parte delle semicupole ornata di cassettoni romboidali (ved. Atl. cit., tav. L).

5. La Villa d’Adriano a Tivoli. — Era questa villa prediletta dall’imperatore pel suo soggiorno; un palazzo imperiale con altri edifìzî di nome e di stile straniero, specialmente greci ed egizî, quali un Liceo, un’Academia, un Portico Pecile (cioè ornato di vari dipinti) una Lesche (sala di riunione), una Palestra, un Canopo; ivi erano raccolte statue ed opere insigni dell’arte egizia e greca; come lo mostrarono i molti ritrovamenti. V’erano giardini e parchi con molte piante esotiche, con piani ed alture e corsi d’acque, il tutto disposto ad imitare paesaggi famosi, quali, ad esempio, la greca Tempe, il Peneo, l’Alfeo. Queste notizie sono chiara prova del carattere imitativo ed eclettico dell’arte al tempo di Adriano con tendenze verso il pittoresco e l’arte paesista. Ciò che l’imperatore aveva ammirato ne’ suoi viaggi qui volevasi rappresentato, quasi in un microcosmo, in cui l’imperatore rievocava le soddisfazioni provate nel salir l’Etna, nel mirare dal Monte Casio la levata del sole.