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324 Arte romana.

e ancor maggiori ne edificò Diocleziano; in una delle ampie sale di queste terme fu poi inalzata la chiesa di S. Maria degli Angeli1. E altre ancora ne costrusse Costantino.

Alle cause interne che alteravano o svigorivano lo spirito dell’arte ancòra se ne aggiungevano di esterne; già erano incominciate le invasioni barbariche oltre i confini dell’Impero, e ai tempi di Gallieno eransi spinte fino al settentrione d’Italia; in pari tempo l’Impero era scosso all’interno, come fu nella lunga contesa dei trenta tiranni. Per queste due cause di fatto cresceva ed estendevasi l’attività edificatrice, sia per munire con opere di difesa le città minacciate ed anche la stessa capitale, sia per abbellire nei lunghi respiri di pace queste ed altre città, che, o nello smembramento dell’Impero o per importanza strategica della loro posizione, erano elette a sede di principi. Ma in queste città gli elementi nuovi, le straniere o barbariche influenze acquistarono sopra le forme antiche una prevalenza sempre maggiore, e l’architettura romana, considerata nei suoi elementi estetici, alteravasi appunto con l’estensione maggiore. Al principiare del III secolo crebbero in importanza e s’abbellirono di molte opere Milano, Verona, Treviri, Cartagine, Nicomedia, Petra sul Mar Rosso, Antiochia ed Eliopoli, e Tadmor, o Palmira in Siria.

5. Le rovine di Palmira. — Quest’ultima città, fondata ai tempi di Salomone, cioè nell’XI sec. a. C., divenne un grande emporio commerciale, fu sede dell’Impero del re Odenato e della regina Ze-

  1. Cfr. Fr. Cerasoli, Documenti inediti medievali circa le terme di Diocleziano e il Mausoleo di Augusto, in Bull. Comm. arch. comun. di Roma 1895, pag. 301 e segg.