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L'arte italica nelle terremare. 17

mente detti gli abitanti del gruppo delle necropoli felsineo-laziali, e forse i Veneti o Istro-illirici nelle necropoli venete ed euganee, non avendo nulla in contrario per ammettere una differenza sostanziale di stirpe negli abitanti del primo e più antico periodo delle necropoli atestine, anche dopo gli studi del Prosdocimi e del Ghirardini sulle necropoli e le antichità della collezione Baratela di Este. Protoitalici sarebbero pure gli abitanti delle terramare, se vi sosteniamo presenti gli elementi di una civiltà affatto nuova; in ogni modo, nel periodo più antico si sarebbero loro uniti anche dei Liguri, resto della popolazione delle caverne e dei fondi dì capanne.

Farebbero parte a sè i Pelasgi, di cui vedasi più innanzi; gli Etruschi, di cui pure vedasi nella parte etrusca, e i Galli, cioè quell’unione di elementi etnici che, dopo gli Etruschi e prima dei Romani, prepararono le necropoli galliche.


II. — L’arte italica nelle terremare.


Troppo scarsi sono gli indizi e i residui, troppo rozzi gli oggetti che corrispondono a un bisogno della vita, non dell’arte, in questo periodo.

Alcuni però considerano come punto di partenza nel gusto dell’ornamentazione, nello sviluppo del senso artistico gli oggetti che si rinvengono nelle antiche reliquie di abitazioni umane.

Infatti in esse, oltre i primi saggi di disegno ornamentale sulle stoviglie, si osservano i primi tentativi della plastica in frammenti di rozze figure d’argilla, che nella loro pesantezza e goffaggine accennano ad imitazione di figure di animali1.

Ne abbondano sulla riva destra del Po, ed anche s’incontrano sulla sinistra, dove quei primieri abitatori stanziarono, movendo poi oltre il fiume a porre nuove stazioni sull’opposta sponda. Queste

  1. Esemplari vari e numerevoli di queste figure trovansi, p. es., al R. Museo di Antichità di Torino, nelle sale delle antichità preromane, provenienti da Lomello. Cfr. Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la provincia di Torino.