Pagina:Trattato di archeologia (Gentile).djvu/58

Da Wikisource.
18 Arte italica.

abitazioni sono dette terremare (emiliana alterazione di terre marne, da cui anche marniera), e sono certi cumuli di terra argillosa, commista con carboni e ceneri, e quantità di avanzi animali e vegetali e residui di materie lavorate, ammassatisi nelle stazioni dei primi abitatori del paese per tutta l’età del bronzo fino all’età del ferro.

Tali stazioni, poste presso fiumi o ruscelli, consistevano di un argine di terra di forma quadrangolare, cinto intorno da fossa. Dentro questo recinto, che formava come un bacino, sorgeva un’impalcatura di travi e graticci, superiormente pavimentata di sabbia e ciottoli, e su questo suolo erano edificate le abitazioni, senz’opera di cemento o di laterizi, ma in forma di rozze capanne di vimini, di giunchi e di paglia. I residui dei pasti, gli avanzi del lavoro e le immondizie delle capanne venivano gettati nel bacino sottostante, accessibile alle acque derivate da vicino torrente, e là si accumularono. Mercé l’esplorazione di questi cumuli, (per cui le terramare furono paragonate ai kiokkenmoedings danesi), si è potuto ricomporre l’imagine della vita degli abitatori di quelle stazioni, o terramaricoli. Essi praticavano la pastorizia, avevano bovine, maiali, capre, pecore, cavalli e cani, andavano alla caccia del cervo, del cinghiale, dell’orso, sebbene i resti di questi animali in proporzioni inferiori ai nominati antecedentemente lascino argomentare non fosse la caccia la principal fonte di sostentamento. I residui vegetali provano ch’era praticata l’agricoltura, coltivandosi orzo, fave, lino; forse era conosciuta la vite, ed erano gustati i frutti del melo, del pruno, del ciliegio, delle nocciole; ma allo stato silvestre, essendo ancóra ignota l’orticoltura. Macinavasi il grano schiacciandolo fra due sassi, cuocendolo forse, non in forma di pane, ma di pol-