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ta piana e unita, cominciava a schiarirsi allora; lasciando distinguere e riconoscere le case e i loro aggruppamenti; poi anche i loro colori; tutti un poco eguali però. Finchè restò su l’orizzonte un vapore bianco e luccicante.
Niccolò disse:
— Io non mi reggo più in piedi.
— A me dolgono le ginocchia: è la mia gotta reumatica. Ma, ormai, bisogna aspettare.
Il becchino chiamò due compagni; e misero il morto in una fossa. Poi, cominciarono subito a buttarci la terra con le pale. I due fratelli piangevano, tappandosi gli occhi. Sentivano che lì dentro lasciavano e perdevano quel che essi non avevano; ed erano veramente commossi. Giulio s’era preso la responsabilità di tutto, e li aveva salvati. Ma, all’escita del cimitero, Niccolò chiese al fratello:
— Tu passi per la strada più corta per andare a casa?
— O che vuoi ch’io faccia?
— Io, invece, giro da San Marco.