Pagina:Tre tribuni studiati da un alienista.djvu/200

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Ed è con questo bagaglio che noi pretendiamo elevare l’uomo medio d’Italia a grandi destini, fare dei forti, e sopratutto, degli abili cittadini che non si limitino a vantare o rimpiangere sulle orme dei mattoidi e dei frati di Sant’Ignazio, le grandezze degli antichi, ma cerchino crearne delle nuove col mezzo delle arti novelle!

Quanto alla stupida smania pei monumenti, che si rannoda a quest’arcadismo, non vedo altro nodo di reprimerla che di tassarla come gli avvisi ed i réclames, di cui in fondo fan parte, con un’imposta che cresca in ragione delle spese consumate per la loro erezione. Un simile rimedio, una tassa cioè sui giornali che pubblicano processi criminali, gioverebbe, senza toccare la libertà della stampa, a scemarne questa pericolosa pubblicità.

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Ma scrivendo queste righe, più volte mi sono sorpreso a sorridere di me stesso, tanto vani sono i sogni d’un pensatore, sia pur patriota; dinanzi all’apatia generale, e tanto riesce difficile l’applicazione dei concetti, dirò schermatici, di cura che sorgono in mente a chi studia, solo dal tavolo, le nostre miserie.

E lo paragono ad un fanciullo che immaginasse elevare delle dighe di sabbia contro i flutti dell’oceano. Viene un’ondata: e della diga non resta, sulla riva, pure una pallida traccia.

Torino, 2 febbraio 1887.