Pagina:Trento sue vicinanze 1836.djvu/85

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loro eccellenza famosi. Ma per dare una descrizione di questi luoghi, bisognerebbe avere la penna dell’Ariosto, o il pennello del Canella. A noi basta di averne fatta menzione. E sappia il viaggiatore che l’andarvi, lo starvi, e il ritornarvi domanda cinque o sei ore di tempo. Avvertiamo che presso Vezzano si scopersero vestigia di un tempio eretto Fatis Fatabusque, e che nel castello Toblino si legge una romana lapide appartenente ai riti de’ Fratelli Arvali.

Ricapitoliamo ora un poco le cose osservate in questi tre viaggi. Vedemmo alte montagne coperte di verdi zolle, e da rovereti o pineti, ma non fatte orride per folte selve, montagne per la più parte formate di pietra calcare; e poggi e colli composti altri di frammenti di questa medesima pietra, altri di terra argillosa o cretosa, ed altri di bel marmo in parte nudi e in parte coperti da terra vegetale, erbe ed arbusti. Osservammo che del marmo rosso con varie gradazioni, e del bianco, tratto dalle nostre cave, sono fabbricate così le mura come le torri e le case della città. Notammo che la pianura, fatta pingue e feconda per le deposizioni dell’Adige, e le colline tutte e le falde montane manifestano