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chiamasi Moravia. In mezzo a si continuo discorrer di popoli germanici, tutti anelanti all’Italia, la razza eussinica o meotica degli eruli, stabilita ultimamente in Pannonia dopo la vittoria del Netad, sali alla meno aspettata delle venture umane.

L’imperio d’Occidente, giá logoro di lunga mano, veniva consumando le sue ultime forze contro i barbari, né altra speranza gli rimanea che nell’aiuto insolente d’un qualcuno tra essi, che si degnasse venderle il suo braccio e protegger la vita degl’imperatori. Maggioriano Augusto parve ridargli un qualche soffio di salute; ma l’immatura sua morte lasciò i successori di lui nella potestá d’alcuni sempre piú arroganti difensori, quali un Recimere, un Gondebaldo ed un Oreste, padre d’Augustolo. Surse allora Odoacre, re degli eruli e d’altri popoli, ad occupare il seggio d’Italia, mostrandole i fieri volti de’ suoi compagni. Lagrimevole fu quella caduta di Roma; i primi giorni della barbarica dominazione le minacciavano l’ultimo danno; e pur Odoacre seppe con gagliarda mano reprimer l’onde, chiamando i suoi a voglie piú civili, che non sembrava comportar la loro natura. E li costrinse a contentarsi del terzo delle terre d’Italia. Odoacre non aspirò al titolo d’imperatore, appagatosi del solo di re: lasciò a’ romani le loro leggi ed i propri magistrati, ponendo in opera tutte l’arti a far credere, che non altro si fosse abolito se non la menzione dell’imperio. Il codice teodosiano, del quale dissi a bastanza nella Storia, ed i responsi de’ giureconsulti approvati continuarono a governare la fortuna civile de’ romani.

14. Odoacre rispettò il senato romano, ma ebbe la reggia in Ravenna, si come aveano fatto gl’imperatori; funesta necessitá, che tolse gli splendori a Roma e dielle una rivale, riuscitale in appresso piú grave forse della stessa Bizanzio. Roma nondimeno possedeva il pontefice, maestro e duce supremo de’ cattolici, al quale si volgevano gli umani sguardi, e che da’ piú remoti lidi attirava in Italia tutte le nazioni. Non v’era vescovo, il quale s’estimasse offeso nei suoi dritti da’ nazionali concili o da’ provinciali, che non ricorresse al pontefice romano, appellandosi a lui; gli stessi patriarchi d’Alessandria o d’An-