Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/26

Da Wikisource.
20 carlo troya


(nipote di Adriano V) avea dato Francescano, che indi fu l’amico dell’Alighieri. E finalmente finì di vivere Pietro re di Aragona, il reame del quale toccò ad Alfonso; nell’atto che Giacomo suo minore fratello ebbe la Sicilia, per volere dei siciliani e di Alfonso istesso.

IX. Così stavano le cose italiane, allorché due prelati, l’arcivescovo di Pisa e il vescovo d’Arezzo, le voltarono al tutto in Toscana. Era quegli Ruggieri degli Ubaldini figlio di Ubaldin della Pila, e questi Guglielmino figliuolo di Ubertino dei Pazzi. Combattevano Arezzo in quella stagione Ranieri ed Uguccione della Faggiola, collegati con Cittá di Castello: in mezzo a quei turbamenti Guglielmino vescovo, seguito dai poderosi Tarlati di Pietramala, eccitò a romore il popolo, e posto in rotta i guelfi si fe’ signore della cittá. Ei la ridusse a parte d’imperio, chiamatovi per capitano di guerra Buonconte di Monte Feltro (1287): e distese così rigorosa mano ai ghibellini di Romagna, che Malatesta di Verrucchio sgombrò di Rimini, cercando salvezza nelle mura di Pesaro. Non minori fatti condusse a termine in Pisa Ruggieri. Superato in battaglia il conte Ugolino (1288), lo rinchiuse nella torre dei Gualandi alle sette vie con due figli Gaddo e Uguccione della Gherardesca, e con tre nipoti Nino ovvero Ugolino detto il Brigata, ed Arrigo, e Anselmuccio (luglio). Dei primi due nipoti si è detto ch’erano figli di Guelfo II, assente allora di Pisa: il terzo era del conte Lotto, prigioniero in Genova. Nino il Brigata ebbe in moglie Capuana, figlia del bolognese Ranieri conte di Pánico; e da questa Matteo e Beatrice. Di Arrigo nacque Guelfuccio III: Anselmuccio avea sposato la figlia di Guido, signor di Caprona.

L’arcivescovo, gridato podestá per cinque mesi, tenne l’officio per mezzo del suo vicario messer Buonaccorso Gubetta di Ripafratta; ei lo rassegnò (1289), compiuto il termine stabilito, a messer Gualtieri di Brunforte: questi lo cedé a Guido di Monte Feltro, al quale i pisani concederono la dittatura suprema. Non appena di Asti Guido Feltrio fu giunto in Pisa,