Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/260

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Queste precise parole furono approvate dal placet. Or come s’avrebbe potuto violare patti cotanto solenni? Giá non s’ignorava che il re avrebbe dovuto riavere le sue provincie di Napoli; o riacquistatele poscia, non s’attuava forse il caso preveduto, che la Sicilia dovesse rimanere, quale ella era nel 1812, indipendente da Napoli? Ma un ministro, che godeva esser creduto scaltro d’assai, tolse il carico d’aversi a distruggere i patti giurati, ed era quel desso che leggo nel Palmieri avervi dianzi tentato imporre nuovi balzelli alla Sicilia, senza il consenso del parlamento. Presentossi costui al congresso di Vienna e nel 9 giugno 1815 ottenne che si scrivesse l’articolo 104, cosi concepito: «S. M. Ferdinando IV è ristabilito per sé e per i suoi successori sul trono di Napoli, e riconosciuto dalle potenze come re del regno delle due Sicilie». In questo articolo non si diceva d’essere stato il regno delle due Sicilie unito in guisa che non si potesse comporre di due parti separate al tutto ed indipendenti fra loro: e molto meno si diceva che in ciascuna di queste due parti cessar dovessero le proprie istituzioni civili e politiche. Non alcuna monarchia novella fu eretta dall’articolo 104, ma solo additossi col suo nome antico il regno, che in ogni etá chiamossi delle due Sicilie, sotto Alfonso d’Aragona e sotto Carlo Borbone. Parve nondimeno al ministro napoletano (il re fu e sará sempre incolpato ed inviolato, secondo la costituzione del 1812) aver debellato la Sicilia col suo articolo 104. Finse d’aver dal congresso di Vienna ricevuto comandi severi d’unir la Sicilia con Napoli: finse vana paura di non poter distaccare l’uno dall’altro regno, senza riaccendere una guerra universale. Cosi egli, beffandosi altamente della costituzione del 1812, si poneva nella via d’annientarla e di rapire alla Sicilia l’indipendenza: disegno tanto piú acerbo quanto i pretesti per effettuarlo furono piú stolti. Ma piú stolta fu l’opera di lui compita pochi giorni appresso, e propriamente nel 12 giugno 1815 mercé un secreto accordo coll’Austria, che cioè «il re del regno delle due Sicilie, ripigliando il governo del suo regno, non ammetterá cangiamenti, che non potessero conciliarsi con le antiche istitu-