Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/397

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e pone in rilievo, con il carattere dell’uomo, i principi dello storico, e ne fa quasi il capo d’una scuola storica, fu dato da Benedetto Croce (J). Questi, ricordato come il Manzoni avesse dissipato quella sorta d’idillio che s’era prima ritenuto si fosse stabilito fra longobardi vincitori e romani vinti, mettendo in dubbio «T immaginata rapida fusione» fra i due popoli, dice come proprio il Manzoni avesse fatto vacillare la teoria che guardava i longobardi «con ammirazione e rimpianto come la caduta speranza di una forte Italia indipendente, e si era portato a dare altro giudizio sull’opera che i papi spiegarono di fronte ad essi». E nota il Croce: «Ciò che pel Manzoni fu solo un «episodio storico» divenne il compito di tutta la vita di Carlo Troya, che mori senza portarlo al termine prefisso». Il Croce, riportando passi dalle opere del Troya, in cui piú si rivela l’animo dello storico, scrive: «Si vede. quale animo ardente avesse il Troya, e come in quella sua concitazione, egli venisse presentando la storia per immagini vive e in grandi scene e gruppi maestosi»; e ricorda come «l’astronomo padre Piazzi, che lo ebbe a sé accanto giovinetto» avesse «vaticinato in lui che sarebbe riuscito o un gran poeta o un grande storico». Rileva il Croce come «ammirevole» sia il vigore polemico della sua prosa e come «certi suoi tratti scultori» rimangano «fissi nella fantasia»: e parlando degli storici maggiori della scuola cattolico-liberale dice che «lo spirito del Capponi era meditativo, di squisita sensibilitá estetica e morale quello del Troya... tra poetico e religioso, rivelatore della religione della stirpe. Cesare Balbo fu diverso dall’uno e dall’altro, sebbene dell’uno e dell’altro partecipasse l’indirizzo politico, e con l’uno e con l’altro fosse in ispirituale scambio di pensieri e di propositi». Nota ancora come tale scuola abbia avuto gran favore nel suo tempo e nel periodo consecutivo, ed afferma: «La tendenziositá della scuola cattolicoliberale era duplice... verso la difesa della fede religiosa e verso la difesa del sentimento nazionale; sebbene le due tendenze confluissero in una mercé l’immaginosa concezione dei rapporti del papato con l’Italia». Ma guardando il «lato positivo, quello per il quale quegli scrittori fecero avanzare la scienza storica» si vede che «erano essi, si, uomini di passione e di fede, avvolti nella (l) La storiografia in Italia dai cominciamenti del secolo decintonono ai giorni nostri, VI. La scuola cattolico-liberale c la storia d’Italia e del mondo, voi. I, p. 125 segg. (La Critica, a. XIV e segg.).