Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/170

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mia ardente tenerezza, e null’altro osando, le coprivo di baci le piccole mani strette nei guanti bianchi, e la chiamavò, senza fine, col dolce nome che la mia solitaria giovinezza aveva ignorato.

Ella sorrideva d’un blando, compiacente sorriso, ma non tardò molto a ritirare le mani e accomodandosi, quasi inconsciamente, le trine delle maniche, disse con bonarietà:

— Tu sei molto impetuoso Mariano: in tutte le cose ci vuole moderazione.....

— Mamma, mamma! come può dirmi così..... ella non sa, ella non conosce i desiderii, i sospiri, i singulti della mia vita travagliata, ella non sa quanto io abbia lamentato e sofferto e pianto. E ora che quest’unico momento mi è concesso, perchè, perchè non devo poter esprimere tutto quello che ho dentro qui nel cuore, che mi tortura, che mi soffoca Non sono io dunque nulla per lei? non sono come gli altri la creatura delle sue viscere e del suo sangue? Che cosa domando io se non la briciola che cade dalla sua mensa, se non una piccola parte di sentimento in tanta dovizia di affetti e di contentezza?

— Calmati, calmati, Mariano, te ne scongiuro! — diceva ella con una certa inquietudine, quello che è avvenuto non può mutare, lo sai. Ciò non toglie che ti voglia molto bene credo anche di avertelo dimostrato in questo momento istesso te lo dimostro.....

— E io gliene sarò eternamente grato, madre mia....