Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/360

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vine con un triste sorriso, come se quel fiore gli riescisse di cattivo augurio. — Anch’io pensavo a Manuela — proseguì egli, raccogliendo tutto il suo coraggio — sapevo che doveva passare da qui, lo sentivo e l’ho aspettata.

Il volto di Rose, la sua voce tremante, il trepido accento delle sue parole, tutto tradiva in lui una profonda ambascia.

— Io pensavo — mormorò il giovine — che presto, forse fra pochi giorni, ella ripartirà da questo luogo guarita e ch’io non la rivedrò più per molti e molti mesi, forse più mai..., ero torturato dalla crudeltà, dall’angoscia di questa insopportabile separazione e venni a dirlo a lei, a confidarglielo perchè mi consolasse.....

— Oh Dio! dottore, come posso io consolarla? — rispose Manuela, con un’improvvisa titubanza. — Non so, non comprendo.....

— Mi dica una buona parola, m’assicuri che qualche volta si ricorderà di me.....

— Vuole che non mi ricordi? io che ho sempre rimorso del tedio che le recai coi miei capricci dell’anno scorso, io che le devo tanto?...

— Ella non mi deve nulla, ella ha dato a me i giorni più belli della vita! Oh, Manuela, Manuela, mi compatisca se oso effondermi in tal modo. Il silenzio mi soffocava. Vede, io ho messo da parte ogni riguardo sociale, ho dimenticato ogni scrupolo di professione, io nulla più rammento fuorché di trovarmi qui con lei, dinanzi alla serenità incontaminata del cielo..... Potrà mai perdonarmi?