Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/419

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tremante che Moras osò appena sfiorare colla sua, ma io non posso nè debbo accettare quest’offerta generosa. Ella merita d’essere felice e io non porto meco la felicità.

— Io le dissi, una volta, signorina, che nel tempo della tristezza ella si rammentasse di me, e torse quel giorno è giunto... Siamo giovani entrambi, siamo arbitri della nostra volontà, per noi la vita può rinnovarsi ancora.

Moras parlava con calma, reprimendo eroicamente la sua agitazione.

— Non lo credo, Moras... la prego di desistere.... parliamo d’altro... — ella mormorò.

— Vuole ch’io parta con questo strazio, con quest’incertezza nell’anima?

— M’ama proprio così?.... — domandò Elfrida, con un senso di smarrimento.

— Senza trovar pace. Ho cercato la distrazione, ho cercato anche l’oblio, lo confesso... — egli disse, con semplicità — vi sono sentimenti più forti del tempo e dell’orgoglio...

— Oh Dio! — esclamò la fanciulla nella sua crudele franchezza — e io sono così fredda!... come la neve lassù, sulle nostre montagne, così gelido mi sembra il mio cuore...

Il giovane tacque un minuto, pallidissimo.

— Mai, mai non potrò sperare d’essere amato — egli chiese, con voce tremante — nemmeno quando avessi vissuto tutto per lei, quando l’avessi adorata senza nulla domandarle?..