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LA FANCIULLA STRANIERA


NOVELLA.

Malvina, Dorabella e Decio de’ Rosas erano usciti da poco sotto la tettoia quando si udì il fischio della locomotiva. Il diretto di Berlino entrò impetuosamente in stazione e i giovani che aspettavano con impazienza una loro sconosciuta cugina si avvicinarono premurosi agli sportelli della prima classe, cercando indarno la solitaria viaggiatrice. Comparve alfine in mezzo alla folla una fanciulla bionda, alta, snella, vestita di nero. Malvina non esitò a ravvisarla dalla fotografia.

— Anna! Anna!

Anna de’ Wittov si fermò senza titubanza, per il lieto, cordiale riconoscimento, e dopo avere abbracciato le fanciulle, offerse con disinvoltura le sue guancie un po’ pallide anche a Decio, dando a tutti del tu ed esprimendo correttamente in italiano, con un grazioso accento esotico, l’immenso piacere che le dava quell’arrivo a Roma.

—— Non ti si trovava mai! — osservò Dorabella — ove stavi nascosta?

—— Prendevo congedo da un cortese signore che mi aveva fatto da cicerone durante la via... e poi... voi forse mi credevate in prima classe! In Germania, qualche volta, si viaggia anche in terza, ma qui la terza non c’è... tanto in treno non posso, nè voglio dormire.

I fratelli de’ Rosas scambiarono un furtivo sguardo, ma subito Malvina domandò:

— Sarai stanca dopo tante ore di ferrovia?

— Oh no! quando fuori faceva buio leggevo e pensavo. Dopo mi sono occupata del paesaggio. È così interessante! Ma ditemi, la zia, la cara zia? ho tanto desiderio di vederla!

— Ella pure ti aspetta con piacere; venite, venite, affrettiamoci! — disse Decio, mentre si dirigevano verso l’uscita.