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LA GENTILEZZA DELL’ANIMO


La gentilezza dell’animo val più della pace perchè ne è la poesia.


LLa cortesia delle forme è molto apprezzata nel mondo e costituisce un soggetto di continuo insegnamento; eppure, il più delle volte, essa non parmi che una fredda, inetta rappresentante della gentilezza dell’animo, la quale ben poco si considera, tant’è vero che certe regole del galateo si possono osservare per convenienza, per convenzionalismo, mentre il sentimento che sono destinate ad esprimere non esiste.

Intento principale dell’educazione dovrebbe essere la cura costante di sostituire alla parvenza esterna, sotto il cui velo si cela l’egoismo invadente del tempo, questa gentilezza ch’è un’eletta figlia della carità e perciò dell’umanitarismo.

Se ogni educatore deve prendere a base della propria difficile missione, la sincerità, la nobile e rara sincerità verso gli altri e specie verso sè stessi, occorre anzitutto che insegni ai giovani la rettitudine del pensiero, anche nelle piccole cose, per modo ch’essi non siano mai costretti dalle esigenze di forma a proferire parole cui l’animo non consente, e a crearsi quindi l’abitudine molto volgare delle ignobili menzogne sociali.

Il restituire una visita, lo scrivere una lettera di condoglianza, l’eseguire una commissione, il ricevere una persona non del tutto simpatica, sono fatti che alle volte ci seccano assai; cionullameno, nel fare quella visita noi esterniamo una tal quale compiacenza, nello scrivere quella lettera noi affermiamo ch’è “un bisogno del cuore,” e nell’accogliere un incarico ci dichiariamo felici di poterlo compiere, quando ci si annuncia l’arrivo di quella data persona le muoviamo incontro solleciti esclamando: Oh qual piacere! senza rimproverarci