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286 la gentilezza dell’animo


Una persona, in una carrozza, in un palco, sovra un balcone, occupa il posto d’onore, ad un tratto le circostanze l’obbligano a scendere, ad allontanarsi, a partire: non di rado ella è ancora in vista, quando colei che ha il diritto di padronanza su quei posti s’affretta a riprenderne il possesso e a dimostrare quasi che il rinunciarvi le pesava.

E perchè son sì rare le amicizie fra donne?... sempre per il preponderante amore che hanno di loro stesse. La poca gentilezza dell’animo le lascia spesso in preda a piccole passioni suscitate dalle inevitabili diversità di condizione, d’attrazione e di meriti. Così il più grande, forse il più santo degli affetti, perchè completamente disinteressato ed elettivo, si soffoca fra le invidiuzze, le gelosie, le gare e le vanità volgari.

Nella massima parte dei collegi, la gentilezza dell’animo viene molto trascurata per la necessità dell’educazione collettiva, che non può consentire uno studio profondo dell’individualità. In certi convitti si formano dei gruppi di fanciulle, il cui unico scopo è quello di tormentare le compagne novelline o migliori, di seccare le maestre e di mettere in ridicolo i professori: piccole anime malvage esse non porteranno più tardi nella società, ove son destinate a vivere, che il danno di colpe maggiori.

In un educatorio rinomato d’Italia, era una volta una sottomaestrina, forse poco fornita d’esperienza, ma d’indole innocua e mite. Un giorno, varie delle sue alunne le presentarono un involto, dicendo ch’esso conteneva un dono a lei destinato. Rimasta sola, commossa dall’attenzione che doveva supporre cortese, la poveretta sciolse, a poco a poco, i numerosi fogli di carta che avvolgevano il pacco e trovò, finalmente, nel mezzo, una vecchia ciabatta schifosa raccolta sulla via. Furono molte le lagrime ch’ella sparse nella sua cameretta, e senza conforto.

L’usanza di canzonare i maestri e le maestre è assai radicata in tutte le scuole, e la pessima abitudine di scegliere a prima vista il ridicolo d’ogni persona, abitudine che può assecondare utilmente il talento di coloro che si occupano di studî comici, degli umoristi, dei Castelnuovo, dei Farina, è riprovevolissima nelle signorine che attutiscono in tal modo un’inclinazione istintiva di commiserare le altrui debolezze e sventure.

Eppure certi genitori, sin dall’infanzia avvezzano i bimbi ad imitare i difetti di coloro che frequentano la casa e a dare spettacolo di questa imitazione.

In massima, si tiene poco conto del rispetto che devono i giovani