Pagina:Turco - Oro e orpello.djvu/26

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La domanda era pericolosa. Valeria rimase un momento sopra pensiero, poi rispose, con improvvisa timidezza, senza sollevare gli occhi:

— Certe esperienze sono molto amare... vi sono dei momenti in cui la vita ci appare come un mare deserto e procelloso, in cui s’ha bisogno d’un faro a cui rivolgere uno sguardo... Io avevo sperato una volta di trovare un buon amico... uno spirito superiore al cui consiglio affidarmi... sento che m’avrebbe resa migliore... ma egli mi fugge.

Stefanis parve non aver capito e non rispose.

— Sì, sì mi fugge — insistette la fanciulla, — e vorrei almeno saperne la ragione, Stefanis...

— La ragione è una sola, ma è molto grave — disse finalmente il giovane — ma ella mi consentirà di tacerla, non è vero?

— E se... per caso... nella sua saggezza avesse... torto anche lei? — osservò Valeria con un fine sorriso.

— Può darsi, signorina. In ogni modo sono il primo, cioè... l’unico a soffrirne.

Stefanis parlava ancora con la consueta alterezza, ma il suo volto commosso tradiva il segreto: la luce della passione nobilissima e fin allora così gelosamente custodita, gli rifulgeva come una fiamma dagli occhi.

— Ella ne soffre?.. — domandò Valeria.

— Molto.

— Non le è mai balenato alla mente il pensiero che potesse soffrirne anche...

— Non ho alcun diritto di pensarlo, signorina... — egli mormorò con voce alterata.

— Oh! vuole proprio che glielo dica?.. m’ha fatto male sa, tanto male!

— Valeria!

Il dolce nome gli sfuggì involontariamente dalle labbra, come un soffio. Ella continuò:

— Ho creduto che mi ritenesse indegna della sua amicizia, incapace di discernere il vero dal falso; come una volta... ho creduto d’esserle affatto indifferente...

— Dio buono! — esclamò il giovane, con un impeto di mal frenata tenerezza — come può dire così, se da tre anni ella è il mio solo pensiero, l’unico bene dei miei occhi, l’unico conforto della mia solitaria vita!..

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Il cameriere annunziò la marchesa di Rivasanta. Quando i giuocatori, dietro sua preghiera, si furono rimessi al posto, donna Bianca volle che i due giovani tornassero anch’essi nel loro angoletto, sulla piccola causeuse, dinanzi all’albo aperto e si mise lî presso in una poltroncina.