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ultime lettere d’jacopo ortis. 107

quando le passioni non tiranneggiano l’anima. I precetti sono come la medicina, inutile quando la infermità vince tutte le resistenze della natura.

Alcuni sapienti si vantano d’avere domate le passioni che non hanno mai combattuto: l’origine è questa della loro baldanza. — Amabile stella dell’alba! tu fiammeggi dall’oriente, e mandi a questi occhi il tuo raggio — ultimo! Chi l’avria detto sei mesi addietro, quando tu comparivi prima degli altri pianeti a rallegrare la notte, e ad accogliere i nostri saluti?

Spuntasse almeno l’aurora! — Forse Teresa si ricorda in questo momento di me — pensiero consolatore! Oh come la beatitudine d’essere amato raddolcisce qualunque dolore!

Ahi notturno delirio! va — tu ricominci a sedurmi: passò stagione: ho disingannato me stesso; un partito solo mi resta.»


La mattina mandò per una Bibbia ad Odoardo, il quale non l’aveva: mandò al parroco; e quando gli fu recata, si chiuse. A mezzodì suonato uscì a spedire la seguente lettera, e tornò a chiudersi.


14 marzo.

Lorenzo, ho un secreto che da più mesi mi sta confitto nel cuore: ma l’ora della partenza sta per suonare; ed è tempo ch’io lo deponga dentro il tuo petto.

Questo amico tuo ha sempre davanti un cadavere. — Ho fatto quanto io doveva; quella famiglia è da quel giorno men povera — ma il padre loro rivive più?

In uno di que’ giorni del mio forsennato dolore, sono omai dieci mesi, io cavalcando m'allontanai più miglia. Era la sera; io vedeva sorgere un tempo nero, e tornando affrettavami: il cavallo divorava la via, e nondimeno i miei sproni lo insanguinavano; e gli abbandonai tutte le briglie sul collo, invocando quasi ch’ei rovinasse e si seppellisse con me. Entrando in un viale tutto alberi, stretto, lunghissimo, vidi una persona — ripresi le briglie; ma il cavallo più s’irritava e più impetuosamente lanciavasi. Tienti a sinistra, gridai, a sinistra! Quello sfortunato m’intese; corse a sinistra; ma sentendo più imminente lo scalpito, e in quello stretto sentiero credendosi addosso il cavallo, ritornava sgomentato a diritta, e fu investito, rovesciato, e le zampe gli frantumarono le cervella. In quel violento urto il cavallo stramazzò, balzandomi di sella più passi. Perchè rimasi vivo ed illeso? — Corsi ove intendeva un lamento di moribondo: l’uomo agonizzava boccone in una palude di sangue: lo scossi: non aveva nè voce nè sentimento; dopo minuti spirò. Tornai a casa. Quella notte fu anche burrascosa per tutta la natura; la grandine desolò le campagne; le folgori arsero molti alberi, e il turbine fracassò la cappella