Vai al contenuto

Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/270

Da Wikisource.

DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

e che il vecchio celebrato per lunga esperienza « d’ accorgi- » menti e di coperte vie » cadesse a occhi aperti nello strata- gemma teologico, non trovo testimonianza se non questa una. ÀI Muratori non rincresceva d’accoglierla; ma la rafferma so- lamente con la parafrasi latina di Benvenuto da Imola : e la traduce lunga com’ è, per concludere : « non e’ è obbligazione » di credere questo fatto a Dante, persona troppo ghibellina, » e che taglia da per tutto i panni addosso a papa Bonifacio, » tuttoché ancora Giovanni Villani ci descriva questo Ponte- » fice per uomo di larga coscienza ’. » - Più tardi forse nel raffrontare la storia di Ferretto Vicentino, 1’ autore degli An- nali d’ Italia, mentr’ era assalito da’ Gesuiti , s’avvenne nel medesimo dialogo : e va più avvisato, e ne dubita , e adduce se ho notato a dovere, un anacronismo ^. E senza questo, com’è da stare a Ferretto, contemporaneo, ma non coetaneo di Dante, se Guido Montefeltrano parla nella Commedia come se il tra- dimento che lo ridusse all’inferno fosse ignotissimo, onde lo narra credendosi di non avere per uditori che le ombre dei morti?

S’io credessi, che mia risposta fos=e A persona che mai tornasse al mondo, Questa fiamma starla faenza più scosse.

Ma perciò che ciammai di questo fondo Non ritornò alcun, s’io odo il vero, Senza tema d’ ’Lfamia ti rispondo.

Dante fu dunque il primo rivelatore, e gli altri narrarono su la sua fede ; e dee sottostare alla l^^^Q contro 1’ unico testi- monio, ma più rigorosamente d’ogni altro, perchè le lodi al- tissime nel Convito, e le ignominiose censure nella Commedia allo stesso individuo, si contraddicono. Qui non fa forza la di- stinzione della giustizia divina che stringe il Poeta a punire molte anime nobili noiV Inferno , e dell’ umana equità che pur lo giustifica a sentirne pietà e a celebrare i loro meriti su la terra. Federigo IT, e Farinata degli Tberti , e altri molti si stanno fra’ dannati non tanto per decreto del Poeta quanto del grido popolare che gli era forza di secondare : bensì diresti eh’ ei non li trovi fra’ peccatori, se non per raccomandarli alla ammirazione de’ posteri. Ma fin anche la lode di capitano ar- ditissimo fu ritolta al contedi Montefeltro nella Commedia: -

Mentre ch’io forma fui d’ossa e di polpe, Che la madre mi die, l’opere mie Non furon leonine, ma di volpe.

Gli accorgimenti, e le coperte vie Io seppi tutte ; a z\ menai lor arte, Ch’ai fine della terra il suono uscìe.


i Annali, an. M9’.).

2 Scriptores Rerum Italicarum , TOl. IX ; Ferretus , Historia , lib. II, ad an. 1294.


D