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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

r ispirata immaginazione, e ogni pregio della poesia, anche il dolcissimo della pietà, ma non sincero dell’ anima , s’ aduna- rono a dettargli i versi su la misera morte di Bonifacio;

Veggio in Alagna entrar lo flordaliso, E nel Vicario suo Cristo esser catto.

Veggiolo un’altra volta esser rleriso : Veggio rinnovellar l’aceto e il fele, E tra vivi ladroni esser anciso.

Veggio il nuovo Pilato sì crudele, Ghè ciò noi sazia ’.

Ma né Filippo, né Dante parevano sazj delle sciagure del loro nemico. 11 Re insisteva atrocissimo per un Concilio ecumenico che abrogasse il pontificato alla larva di Bonifacio, e ne sco- municasse le ceneri ; - - e il Poeta, tuttavia professando

La riverenza dolle somme chiavi *,

assegnava all’ anima del Pontefice un pozzo ardeiitissimo nel- Y Inferno ^, e al suo cadavere il cimitero di San Pietro « fatto » cloaca di sangue e di puzza’’ » - negli ultimi canti delPa- raàho.

CXVIII. E non per tanto nell’opera del Convito le lodi alla pia vecchiaja di Guido Montefeltrano assolvono Bonifacio del sacrilegio che gli è imputato nella Commedia. Fu questa per avventura la più sudata delle vittorie che Dante, costretto dalla necessità, abbia mai riportato su la sua collera. Nota che Guido fu rimeritato d’ ingratitudine dalle città ghibelline, andò esule anch’ egli ; e riconciliatosi alla parte guelfa , ricuperò le sue facoltà®. Poiché dunque i meriti della lunga sua vita, ne’ quali tutti consentono, sono magnificati nel Convito^ e non pure dis- simulati nella Commedia^ ma denigrati di colpe taciute dagli altri suoi coetanei, é da dire a ogni modo che ciascheduna delle due opere fu disegnata a fini al tutto diversi. Se il paragone non fosse lungo , sarebbe assai facile T andar additando che Dante col Poema si preparava secretamente eterna gloria dai posteri; e che intendeva di pubblicare il Convito sperandosi di ripatriare a patti non disonesti, tanto da provvedere di alcun riposo a’ suoi giorni, e riparare alla povertà de’suoi figli. Però senza adulare la democrazia fiorentina, insinua per via di ra- gioni filosofiche quelle verità generali che non lepoteano rin- crescere; e si guarda studiosamente d’ ogni parola che possa dar ombra della sua perseveranza nelle dottrine aristocratiche


1 Purgatorio, XX, 86-94.

2 Raynaldu^. Ann. Eccles., ad ann. 1307-1312.

3 Inferno. XIX, 101.

4 Iri 5’’ ses’^.

5 Paradiso. x’xVIlI, 25 : XXXI, 145-448.

6 Annali d’Italia, an. 1295.


DISCORSO