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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 311

zienza d’ amore , fa che parlino al cuore umano a preparare l’immaginazione all’ardore e alla fede della colomba al suo compagno , e che spirano dagli atti , dalle parole e dal volto di Francesca. Così il paragone non è fantasma fuggitivo a dar chiaroscuro inaspettato alla pittura, come in Virgilio. Qui apre la scena, e si rimane a diffondervi un’armonia soavissima sino alla fine, se spesso non fosse interrotta dai troppi rammen- tatori. Chi avverte che le due colombe correvano al nido portate dal volere a’ loro pulcini ’, è anch’esso importuno, toccando note d’un’altra corda. Volere, per Dante, anche altrove, risponde ad ardore di desiderio"^: o qui il desio che le chiama al nido, risponde a’ dubbiosi desiri d’amore ne’ versi vicini. Le colombe agli antichi erano simbolo di costantissima fedeltà : —

Exemplo jundae Ubi sint in amore columhm^

MasculuSf ei, tolmn, foemina, conjagium : Errai, qui finem vesani quaerit amoris,

Yeriis amor nulliim novit habere modam \

E senza questo, non aveva egli dinanzi agli occhi l’esempio della loro indole? L’amore, che anche fra’ morti è pur l’anima di Francesca, la esalta sopra le donne volgari —

Costui che mai da me non fia diviso....

Mi prese del cosUii piacer sì forte,

Che, come vedi, ancor non m’abbandona.

F senza pur dirlo, il poeta lascia sentire come anche la giu- stizia divina era clemente a que’ miseri amanti , da che fra tormenti infernali, concedeva ad essi d’amarsi eternamente indivisi.

CLIIL Di quest’ultima osservazione farò merito a un critico elegantissimo che mi ha prevenuto: — Si l’on a d’abord peine à comprendre comment le poete a pu piacer dans l’Enfer ce couple aimahle, poiir une si passagère et si pardonnable erreur, on voii ensuite qu’il a été cornme au-devant de ce reproche. — Ce soni des infortunés sans doute ; mais ce ne soni pas des damnés , puisqn’ils soni, et puisqu’ ih seront totijours ensemble*. — Ma un errore passrggiero o da perdonarsi sarebbe meno poetico : né Paolo era cugmo di Francesca, come il critico ricavò non so d’onde ’, bensì fratello del marito di lei. Forse a Ginguené, perchè aveva uditrici le donne, ne giovava di sentire troppo addentro nel verso :

Quel giorno più non vi leggemmo avante:


1 niagioli, Inferno, V, verso 83.

2 Paradiso, XI, 22.

.3 Properzio, lih. II, 15.

’? (iiiiguenó, Ilidoirr liUérairc d’Italie, voi II, pag. 52.

¦i Loco citato, pag 4