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sul testo del poema di dante. 363
tro Alighieri ne componesse uno in latino ’. Tutti udirono il Poeta discorrere dell’Opera sua; ond’ è verosimile che le mi- gliori delle loro interpretazioni emanassero primamente da esso. Le parole dell’Anonimo « Io scrittore udii dire a Dante * » mi moverebbero poco, se non vi sentissi per entro la voce di Dante. I versi;
Quel popolo è sì empio Incontro a’ miei in ciascuna sua legge.... Tale orazion fa far nel nostro Tempio »,
furono or trasandati, or illustrati così : — Il Senato di Rome antica sedeva ne’ tempj ; però V usanza arrivò agli Italiani ne. Medio Evo, e si adunavano nelle chiese : onde Tempio è da spiegarsi per Curia; e Orazione, per le leggi e consulti che vi si fanno \ — A me invece, i versi e il loro contesto suo- nano imprecazioni solenni usate nelle cattedrali a sterminio de’ nemici della casa o della setta regnante. Odo che la ceri- monia si celebra da’ tirannucci in Irlanda contro a’ papisti, ed allora i preti, a nome del popolo fiorentino , rinfrescavano la scomunica ne’ solenni giorni d’ogni anno sovra tutte le razze de’ Ghibellini. Di ciò l’Anonimo non saprei se lasci ricordo; e forse tacque di rito vigente e notissimo. Bensì t’ avverte : « Disse Tempio, e non Chiesa, per più proprio parlare , e non » perchè rima lo stringesse. Studiosamente disse Tempio a de- » notare che come il tempio è la chiesa de’ Pagani lo quale » la fede cattolica abomina, così li preghi , de’ quali di sopra » si fa menzione, non sono, quanto alla cattolica fede, accet- » tabili ^. » — Or non diresti d’ udire Dante sollecito nel suo Convito della proprietà de’ vocabili, e sdegnoso de’ lettori cor- rivi a frantenderli? ^ Ovunque il Poeta fa motto di casati o in- dividui fiorentini, 1’ anonimo li descrive come se sapesse ogni cosa e di loro, e della loro vita domestica, e della loro indole, e delle condizioni della loro posterità ’. Ove gli pare che im- porti, registra le date puntualmente. Così sotto al dialogo del Poeta con Forese Donati nel Purgatorio ; — « Messer Corso fu » ucciso a’ dì 6 ottobre 1308, e da questo giorno in che parla » Forese, sette anni, sette mesi , venti di in circa ®. » •— Il terzo fra questi filosofi,
Parmenide, Melisso, Brisso, e molti T quali andavano, e non sapean dove *,
1 Sez. CLXXX.
2 Sez. LXXX.
3 Inferno, X, 83-87.
4 Lombardi, al loco citato.
5 Edizione Fiorentina, voi. IV, pag. 58.
6 Spesso, e qui dietro, sez. XXXVHL
7 Segnatamente nel XVI del Paradiso, edizione Fiorentina, volume citato, paeg. 214, segg.
8 Volume citato, pag. 145; e qui dietro, sez. XCIV.
9 Paradiso, XIII, 125.
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