Pagina:Una famiglia di topi.djvu/112

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capitolo sesto. 103

cioloni, sempre più fitti e insistenti: il vento, a sbuffi, d’una violenza insolita, soffiava tra le piante rovesciandone le foglie con sibili acuti, che parevano uscir dalle bocche di mille serpenti; il tuono cupo, profondo, seguiva a mano a mano più da vicino i lampi che illuminavano di fuoco ogni cosa. Eran passati pochi minuti, quando le scariche dell’elettricità si succedettero quasi senza interruzione, seguite da un frastuono formidabile, e l’acqua cadde giù a torrenti.

Moschino, fradicio mézzo, grondante da capo a’ piedi, impaurito di trovarsi esposto a tutta quell’ira di Dio, si mise a correre verso una direzione ch’egli stesso ignorava, poichè tra il sonno, la fame e la paura, non capiva più nulla.

Corri, corri, vide aperta davanti a sè la porta assai larga d’uno stanzone enorme, e vi entrò affannato. Era la scuderia di casa Sernici, dalla quale, ne’ brutti frangenti in cui