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capitolo ottavo. | 149 |
non quando la contessa Sernici gli ebbe affidata la topina accomodata sopra un lettuccio di bambagia, un vecchio panierino di scuola.
E intanto la contessa raccomandava alla signora Delpiano:
— Mi raccomando, veh! Bisogna che le voglia bene anche tu. È tanto carina quella piccola sentimentale! —
Fu così che la Ninì lasciò la dolce casa che l’avea vista nascere.
Sulle prime, quando Vittorio, giunto a casa sua, cavò la sorcetta dal panierino, essa non capì di che cosa poteva trattarsi. Girava la testa a torno, annusando; e si meravigliava di tutta quella novità. Guardinga, co’ fianchi che le palpitavano forte, col musetto dai baffi mobili e irrequieti sempre volto in su, percorse più volte in lungo e in largo la stanza dove l’avevano méssa, ch’era quella da letto di Vittorio. Sentiva un odor nuovo, sconosciuto, nelle persone e nei mobili.