Pagina:Una famiglia di topi.djvu/164

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capitolo ottavo. 155

che, ogni sorta di ghiottonerie, sperando d’invogliar di qualcosa quella bella topina, così afflitta e così scontrosa. Per altro, nè carezze nè cibi valsero a nulla: la Ninì rimase indifferente e, ch’è peggio, digiuna.

Quello che più coceva a Vittorio, gli era che, non ostante i suoi pensieri per la topina e il piacere che provava vicino a lei, doveva pur andare alle lezioni. Quella di disegno gli era sopra tutte penosa, perch’era sua maestra una vecchia signorina russa, stravagante come dieci cavalli matti, la quale non tollerava nemmeno che il fanciullo alzasse gli occhi durante quell’ora che lei gli stava davanti.

Qualche giorno dopo che la Ninì era stata portata in casa Delpiano, capitò, secondo il solito, la lezione di disegno; e, con vivo rincrescimento, Vittorio si separò per un’ora intera dalla sua topina.

La Ninì s’era persuasa alla fine, per la