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168 | una famiglia di topi |
― Ma come farò se ti debbo veder più di rado, come tu mi proponi, per acquietare i tuoi di casa? Io soffro quando non ti vedo. Sei così bella, mia Lilia! e sei tanto buona.... ―
La topina si lasciava cullare dalla dolcezza di queste parole, che le scendevano al cuore come un balsamo; poi sospirava ancora, dicendo:
― Oh, Dio mio! Dio mio, che disgrazia che tu non sia un topo indiano, povero Rosicalegno! ―
Il topo ignoto tornava a sospirare, e filosofava:
― Si nasce come si nasce; si è quel che si è!
― Ma io ti giuro che non ti dimenticherò mai, che mai sposerò un altro! Tu mi credi, non è vero?
E Rosicalegno le baciava piano piano la manuccia, pieno d’amore e di rispetto, e diceva: