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giano, e portarlo in cantina, dove poteva sbizzarrirsi con altri suoi compagni.

Più d’una volta la Letizia aveva avuto quest’ordine dai padroni.

― Non sarai ucciso, non aver paura! — dichiarò Dodò con tutta certezza. Basta che tu mi ubbidisca e faccia il topino perbene.

― Che debbo fare? ― domandò, sempre turbato, Rosicalegno.

― Ecco qua: in vece di stare ne’ nascondigli e ficcarti in tutti i buchi più oscuri, se gli è vero che tu ami la mia sorella, devi mostrarti ai signori, e venir proprio in mezzo a noi.

― Ah mai! mai! ― esclamò tutt’impaurito l’estraneo.

― E perchè?

― Perchè la mia razza è disprezzata, perchè son brutto, perchè son povero, perchè non ho avuto nè educazione nè istruzione, io! ―

Nel dire queste parole, gli venivano i luc-