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174 | una famiglia di topi |
giano, e portarlo in cantina, dove poteva sbizzarrirsi con altri suoi compagni.
Più d’una volta la Letizia aveva avuto quest’ordine dai padroni.
― Non sarai ucciso, non aver paura! — dichiarò Dodò con tutta certezza. Basta che tu mi ubbidisca e faccia il topino perbene.
― Che debbo fare? ― domandò, sempre turbato, Rosicalegno.
― Ecco qua: in vece di stare ne’ nascondigli e ficcarti in tutti i buchi più oscuri, se gli è vero che tu ami la mia sorella, devi mostrarti ai signori, e venir proprio in mezzo a noi.
― Ah mai! mai! ― esclamò tutt’impaurito l’estraneo.
― E perchè?
― Perchè la mia razza è disprezzata, perchè son brutto, perchè son povero, perchè non ho avuto nè educazione nè istruzione, io! ―
Nel dire queste parole, gli venivano i luc-